Tutti, psicologi, sociologi, filosofi, educatori, insegnanti, politici, oggi cercano di esplorare il pianeta giovani…, basta guardare su internet quanti siti sono dedicati ai giovani dai Comuni, ai partiti, alle associazioni di categoria, gruppi sportivi,ecc.
La realtà giovanile è affascinante, per sua natura, coglie un momento della vita estremamente ricco di potenzialità ma anche particolarmente fragile, tra la fine di una adolescenza sempre più incerta e una età adulta che stenta ad arrivare alla pienezza.
Tutte le angolature della esperienza giovanile sono state esaminate nel tentativo di scoprirne, di capirne, di approfondirne le particolarità, le complessità, l’orientamento generale. Si ha l’impressione di voler definire l’indefinibile, tanto è il divenire, l’instabilità e la pluriformità del mondo giovanile.
In una sintesi non certo esaustiva emergono alcuni dati interessanti come la difficoltà di individuare fasi di crescita lineari ed omogenee (es. scuola, lavoro, matrimonio) verso l’età adulta. Oggi fasi intermedie si intersecano ed interagiscono: una maggiore difficoltà a progettare il futuro ed una conseguente tensione a vivere il tempo presente.
Sul piano dei valori si assiste ad un aumento di relazioni amicali ed affettive legate ad una cerchia ristretta ed una diminuzione all’impegno collettivo, sociale e religioso, uno scollamento dal mondo istituzionale e politico. Si evidenziano alcuni modelli sociali dominanti, non sempre portatori di senso, primo fra tutti quello caratterizzato dal denaro, un tempo considerato nel binomio denaro-successo, oggi più nell’aspetto denaro-consumo.
La velocità è sicuramente un altro modello dominante nel senso del tutto e subito, dove la chiave del successo è ricercata nella bellezza, sensualità, forza fisica, ma anche nel gioco, il tentare la fortuna, dove i media hanno una forte influenza.
L’omologazione è uno degli aspetti della società giovanile, basti pensare alle mode, i mega concerti, le discoteche, il telefonino (la tribù), ma anche a certe forme di trasgressione intese come una ricerca personale del piacere e del divertimento, confinata in certi ambiti e che non pone in discussione la società e lo stato delle cose.
Ci sono anche i non omologati, giovani impegnati, che si interrogano, cercano di ricomprendere i valori della accoglienza, differenza, solidarietà, pace; in qualche modo si contrappongono ai modelli dominanti, al primato del denaro e del consumo, all’omologazione culturale. Non disdegnano i luoghi d’incontro (concerti, discoteche, pubs) comuni, ma hanno una visione critica anche se incerta, variegata, ma convergente su alcuni temi (e manifestazioni) come la globalizzazione.
In questo quadro molto sommariamente e parzialmente descritto ci si domanda come si collocano i giovani del mondo del Circo e del Lunapark.
L’ambiente della loro crescita e della loro vita è essenzialmente nomade. Si pensi che ogni circo mediamente cambia piazza ogni settimana passando da una regione all’altra e non di rado recandosi all’estero. I gestori di spettacolo viaggiante hanno un ritmo diverso, seguono un itinerario prestabilito in base alle fiere, sagre e manifestazioni con un ciclo annuale. Questa caratteristica non favorisce molto l’interscambio con la realtà sociale e giovanile del mondo dei fermi, rafforzando il rapporto familiare e quei valori, stili di vita tipici di una società nomade.
Una delle problematiche maggiori è il livello scolare dei giovani lunaparkisti e circensi. Questi fin da bambini e da ragazzi hanno frequentato la scuola dell’obbligo ma con una frammentarietà notevole, senza mai entrare nella dimensione di una classe con cui lavorare e crescere. Ci si ferma subito al completamento della scuola dell’obbligo a meno che le famiglie non abbiano la possibilità di appoggiarsi a qualche parente che si è stanzializzato che possa garantire la possibilità di una frequenza regolare. In questi casi si ha il proseguimento degli studi alle scuole superiori fino all’università.
Al contrario dei coetanei, i giovani del circo e del lunapark hanno l’occasione di assumersi responsabilità all’interno della azienda familiare con una certa precocità. Per fare un esempio l’impianto e lo spianto delle attrezzature è un fatto collettivo che coinvolge tutta la famiglia e si inizia molto presto dalle piccole cose.
In Circo, poi, il desiderio di entrare nello spettacolo e di rendersi utili all’economia familiare richiede una preparazione atletica ed una acquisizione di tecniche che inizia assai precocemente, impegnando molte
ore della giornata e per lungo tempo: non c’è infatti spazio per l’improvvisazione, anche per quei numeri che al pubblico sembrano semplici ed immediati.
È ovvio che una delle problematiche del mondo giovanile attuale che trova difficoltà a progettare il futuro, qui non trova riscontro, anzi è proprio il sogno del futuro che spinge i giovani a progettare con pazienza e costanza l’impegno presente. Ogni numero infatti chiede lungo tempo di preparazione che va oltre il mostrarsi e l’apparenza del “tutto e subito” dei giovani d’oggi, magari favorita, per il fisico, da qualche anabolizzante o da qualche altra diavoleria.
Il successo non è rappresentato certamente dal denaro ma dal risultato di tanto impegno e dall’applauso del proprio pubblico.
Per i giovani del Circo e del Lunapark non possiamo parlare né di omologazione, né di non omologazione… non manca una cerca uniformazione alle mode del vestire, né una influenza pesante dei modelli proposti dai media, neppure una certa frequentazione di discoteche e pubs, almeno da parte dei lunaparkisti nei periodi di piazze più prolungate. Non possiamo parlare di forme di trasgressione se si esclude la moda di qualche tatuaggio, ma neppure di un qualche interesse sociale politico o religioso.
Certo che i giovani del Circo e del Lunapark sanno porsi delle domande su alcuni valori come accoglienza, differenza, solidarietà e la pace e sicuramente non sanno darsi risposte sul piano filosofico e concettuale, ma molto concretamente vivono alcuni di questi valori nell’ambito della quotidianità. Pensiamo all’accoglienza; come potrebbe vivere una attrazione del parco od un circo se i loro gestori non fossero capaci di una reale e concreta accoglienza. Senza parlare della solidarietà e delle differenze se si pensa a queste comunità itineranti sempre più variegate ed eterogenee dove la convivenza, gomito a gomito, con chi chiamiamo straniero fa parte della quotidianità. Pur condividendo molti valori e ponendosi molti interrogativi sulla vita e le sue implicanze, sarà estremamente improbabile che possiamo trovare qualcuno dei nostri giovani a qualche marcia per la pace o a qualche manifestazione no-global.
Nonostante questo non possiamo parlare di un mondo totalmente a se stante, chiuso tra i cancelli di un circo o tra le carovane di un parco. Il mondo del Circo e del Lunapark è un mondo in divenire che deve trovare ogni volta “sintonie” con il mondo più vasto in cui viaggia; per vivere ha bisogno di pubblico e questo deve essere allettato dalle proposte che gli vengono offerte, per questo deve essere costante l’attenzione ai
gusti, alle mode, alle tante espressioni del mondo dei “fermi”.
Questo compito sembra essere affidato prevalentemente ai giovani certamente più sensibili ai cambiamenti e capaci di cogliere i segnali di una società che cambia molto rapidamente.
Se nello spettacolo del circo e nel lunapark cambia l’uso delle luci, una certa tecnologia, le colonne sonore, i costumi, il modo di presentarsi e di porsi davanti al proprio pubblico, questo lo si deve proprio alla attenzione, alla iniziativa e alle capacità dei giovani, che hanno saputo riciclare e coniugare ciò che la tradizione ha consegnato loro con la modernità dell’oggi. |